SENTO, ASCOLTO, RACCONTO

Sono Andrea, fotografo narrante, intento ad ascoltare le vite, le scelte e le esperienze delle persone che incontro. Amo fotografare e raccontare le loro storie.

Il mio linguaggio è quello del fotogramma

Grazie al mio percorso di meditazione ho capito che esprimo la mia comprensione attraverso il linguaggio del tempo a cui appartengo, utilizzando il mezzo fotografico.

Il mio linguaggio è quello del fotogramma, una singola immagine estrapolata del creato che mi circonda.

Il tempo si astrae e diventa per sempre, il mio sguardo scorre, la mia mente analizza, incrocia informazioni, accoglie. Il mio sentire vuole andare più in profondità, cerco allora di immergermi nei luoghi, nelle relazioni per ascoltare i significati e portarli alla luce.

Per questo resto distante dallimpulso visivo continuo che quasi ci assale, che ci rende frenetici e lontani dalla riflessione e dal contatto con noi stessi.

Sento che i fotogrammi hanno la forza di mettere in atto questi meccanismi, di smuovere le sinapsi, sia per me in ripresa, sia per l’osservatore. Questo è il mio intento.

Apparteniamo a una specie narrante, forse l’unica del pianeta che si trasmette le storie di generazione in generazione.
Prima con i disegni, poi il racconto orale, protagonista per molti anni, successivamente con la scrittura e oggi con le immagini, rinnovato e vivo fulcro del raccontare.

Prendersi cura delle cose del mondo

Con il mio lavoro cerco di dare un’eternità alla scena ritratta, un’astrazione metafisica del soggetto in un preciso istante impossibile da riprodurre. Faccio emergere la vita presente nella scena, dove anche l’immateriale diventa materiale e la continua ricerca del non visibile a un primo sguardo mi porta a mettermi in ascolto con la realtà che ho di fronte.

Divento parte integrante della messa in scena della realtà. I soggetti, qualunque essi siano, recitano la loro parte e l’immagine si crea ai miei occhi. Senza di loro non potrei vederla e scattarla.

Il fotogramma è lo strumento che mi aiuta a comprendere e a prendermi cura delle “cose del mondo”, che dà loro un’esistenza, e mi riconcilia con esse, scoprendone l’immensa bellezza.

In qualità di fotografo, come un traghettatore, tento di portare lo spettatore nell’immagine attraverso la mia interpretazione, di avvicinarlo e renderlo partecipe delle mie sensazioni della scelta del soggetto, nel tentativo di comunicare un’esperienza estetica che possa indurlo a fare scoperte su di sé, sugli altri e sulla vita.

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